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Pablo Garcia Maniara

È un minimalismo di apparente freddezza, in realtà queste strutture ci invitano a dialogare con loro
Pablo Garcia Maniara 

ISIDORO

      “La fisica contemporanea è basata su concetti qualche volta analoghi al sorriso di un gatto che non c’è”. Albert Einstein


      Un gatto rosso, traslucido, intento ad avanzare, o forse a chiamare con la zampa chi lo guarda per domandare crocchette prima di autorizzare a farsi accarezzare. Così si presenta l’opera, frutto delle architetture del Pablo Garcia Maniara, attraverso il suo concetto di collaborazione tra elementi, quindi incastro, tramuta l’insieme in unità, valorizzando il vuoto grazie allo studio dei materiali, seppur restando umile nella rappresentazione, dove il soggetto ritorna semplice all’intelletto e Isidoro si palesa come un gattone indipendente, un Romeo dell’arte intriso dell’immaginario comune di Walt Disney negli Aristogatti. Il policarbonato è il rappresentante materico, lastre trasparenti, colorate, sagomate e accostate caparbiamente alla giusta distanza, l’intenzione è sempre la stessa, modellare nell’aria e dare forma all’essere, architettando, in questo prototipo, il concetto di incastro, quindi il principio della chimica, che si sviluppa in equilibrio nello spazio, dando vita alla vita. In una lettura approfondita, possiamo riconoscere come viva l’influenza dell’evoluzione naturale e ricerchi nelle sue composizioni l’idea di comunità di elementi, dove materia, geometria, fisica e aspetto creano un concetto più ampio, organi di un individuo, cellule di un superorganismo. Conosce e valorizza la forza dell’insieme, per ogni sua opera è necessario l’intervento di molteplici attori, ognuno chiamato a svolgere un compito preciso, necessario per la realizzazione di un pensiero poetico, nella volontà di realizzare un’idea. L’architetto sa che “inventare” è sinonimo di reinterpretare, copiare e personalizzare, arrivare prima di… quindi non segue una corrente artistica, consapevole di essere vittima delle influenze del 21esimo secolo. Tra le vie di Saint Tropez Richard Orlinski la fa da padrone con i suoi gorilla, ma il Pablo sa che due anni prima aveva già sviluppato quella che l’artista francese presenta oggi come ultima novità rappresentativa. Ma anziché avvilirsi, il Maniara si compiace: ad ognuno il suo animale, ma soprattutto, ad ogni artista la sua tecnica. Giosuè Deriu

      Neka - Acciaio specchiato

        Neka - Alluminio

          Alma - policarbonato

            “Cani”

             

            La storia parla troppo poco degli animali.

            (Elias Canetti)


            Pablo Garcia Maniara non parla di se stesso, vuole che siano le sue opere intellettuali a prendere la parola, le descrive come tali perché non si ritiene un artista, la sua è una dedica, una maniera per restituire la fede a chi è fedele, per questo le sue opere rappresentano gli animali, soprattutto cani, l'amico fedele per antonomasia che merita, come tale, una statua che lo veneri.

            Questo è il lavoro del Maniara, essere l'impresario delle sfingi del 21esimo secolo e allo stesso tempo un sensibilizzatore: invitare a rendere omaggio a quegli esseri così cari all'uomo, da meritare il più delle volte un monumento che li renda immortali.

            Le sculture di Pablo Garcia Maniara sono oggetti di design, sagome 3d che rappresentano fedelmente tutti i particolari dell'animale preso in oggetto: la struttura della scultura (grandezza naturale) è composta da lame di metallo che, sagomate perfettamente per ogni sezione, compongono la silhouette del soggetto, infatti, lo spettatore che gira attorno alla scultura, si ritrova a recepire tre concetti:

                  1.    La rappresentazione dell'animale preso in oggetto che riconduce alla memoria.

                  2.    Il riflesso della propria immagine nelle lame di metallo che riporta all'intesa magica che unisce animale e padrone.

                  3.    Lo spazio tra una lama di metallo e l'altra, dove si cela il concetto più sottile del Maniara, come volesse dirci che quel vuoto, negli esseri viventi, è occupato dai ricordi, dagli affetti, dall'anima che anima le molecole.

            Pablo Garcia Maniara è un architetto al servizio dello spirito, parla di affetto non di arte, discute sul concreto e lascia correre libero il concetto.

            L'arte? È per quelli che non hanno voglia di lavorare. Per questo Maniara definisce le sue opere intellettuali, la sua è una collaborazione tra l'artigiano e il cinofilo, Pablo rende omaggio all'affetto, all'intesa, all'amore incondizionato, il resto è speculazione, dalla quale lui si tira fuori.

            "Vuoi veramente bene ai tuoi animali? Allora erigigli un monumento, perché probabilmente lo meritano".


            Testo critico di Giosuè Deriu.

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            Logo Ergo realizzato per arte & impresa

            Tutti per Ergo - Ergo per tutti

            Pablo Garcia Maniara

            2025


            “Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante”

                                                                                 Proverbio del Burkina Faso


            Il 21esimo secolo verte verso la fusione tecnologica, l’esistenza diventa un ibrido tra natura e tecnologia e l’artista Pablo Garcia si lascia ispirare dal manifesto Ergo nella sua impronta culturale:

            Il Manifesto di Ergo spera di educare e offrire una visione di ciò che la tecnologia blockchain può realizzare. Costruire una società attraverso la cooperazione […] la solidarietà e l’aiuto reciproco.


            L’opera Tutti per Ergo - Ergo per tutti è un capostipite artistico dell’ecosistema omonimo e si presenta umile ed efficace, suscita l’emozione del bello e richiama immediatamente all’idea di simbolo, la Sigma, sinonimo di lavoro, quindi cooperazione e progresso. Non a caso l’artista sceglie le tonalità del rosso, le più veloci tra le frequenze di colore, per dare all’occhio l’effetto di immediatezza, allo stesso tempo, il policarbonato traslucido, lascia intravedere la struttura interna, a richiamare il concetto di trasparenza. Come in tutta la serie delle prime opere del Pablo, lo spazio viene celebrato tra ogni sezione della scultura, che in questa celebrazione artistica geometrica, maggiormente  spigolosa ma allo stesso tempo estremamente dinamica, svela una  deologia: la sigma della prima sezione è più sottile di quelle interne, sia da una parte che dall’altra, questo gioco di grandezze oltre a donare un effetto tridimensionale e di dettaglio, simboleggia la forza e

            dinamica della struttura, dove l’importanza del ruolo non è data dalla grandezza, ma dalla posizione che ognuno ricopre, una funzione unica e necessaria all’interno di un disegno più grande, costantemente in equilibrio, nella giusta distanza tra le parti, attraverso lo sviluppo di un

            nuovo archetipo di gravità, che ci faccia sollevare i piedi da terra.

            Il messaggio, per chi lo conosce, riecheggia negli spazi tra le sezioni dell’opera: Un’idea realizzabile mantenendo i principi di base che beneficiano il benessere di tutti gli esseri umani.


            Questo è quello che quest’opera richiama, l’emblema del Manifesto di Ergo.

            Quindi Tutti per Ergo - Ergo per Tutti!


             Testo critico di Giosuè Deriu. 

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