Personale di Luca Ferrari
Un paio di scarpe durava una vita, e se andavi scalzo, d’estate, risparmiavi le scarpe e i piedi si rafforzavano. Francesco Guccini Camminiamo tutti con scarpe diverse.
Luca Ferrari ha un altro background rispetto a Guccini ma comunque nelle realizzazione delle calzature ci è passato anche lui e probabilmente quello è stato il primo passo verso l’astrazione, poiché è nella realizzazione di un prodotto artigianale che si intuisce la possibilità di creare un oggetto che vada oltre, divenendo originale, per certi aspetti infatti l’arte, è l’astrazione dell’artigianato. Le opere del Ferrari possono essere divise in due gruppi: i ritratti e le tele astratte. In entrambi l’approccio pittorico è simile alla corrente dell’Art Brut, perché sono opere che si discostano dalle norme estetiche convenzionali. Le tele astratte vogliono essere espressioni spontanee di idee senza pretese culturali, piuttosto il frutto di una ricerca interiore informe che vuole uscire e prendere aspetto, dei colori, dei limiti che diano forma al pensiero. Infatti sono tele dai gesti semplici, pennellate sperimentali, un incontro di colori che rassomiglino alle sensazioni dell’autore, due colori tenui, spesse brevi pennellate poggiate su foglio dai margini rovinati, tre colori delicati, tempeste di asteroidi, la ripetizione di un concetto blu e rosso sopra una divagazione di verde, poi un arcobaleno che si scioglie sopra il calore di un giallo acceso. I ritratti riescono nella magia di cogliere l’anima del modello, chi li osserva vede chiaramente la persona che è stata rappresentata, anche senza conoscerla, perché l’utilizzo delle linee e della quantità materica varia a seconda del soggetto e a sua volta lo distingue con tratti caratteristici: Ad esempio Il nudo di donna sdraiata, dal viso diabolico, presenta una rete di pennellate rosse che nascondono il seno ma enfatizza lo spirito passionale del soggetto, quasi ingabbiato nella sua stessa lascivia. Un giovane biondino emerge dallo sfondo verde, definito da semplici linee nere, utilizzate anche per l’uomo coi baffi, caratterizzato dalla stesura diluita di due colori primari. I ritratti procedono man mano con maggiore utilizzo di colore e pennellate sempre più spesse, passando da un idea cubista alle tonalità di Chagall sino al pensiero baconiano. Ritroviamo dei tratti istintivi, grezzi, lontani dallo stereotipo dell’arte classica, perché la sua ricerca nasce dalla necessità di esprimersi, come un frutto autentico della solitudine. Ferrari ricerca, suona le corde di Pollock, cerca un dialogo con Mirò, manda un saluto a Picasso ma nel mentre, cerca la sua strada. Una personale dove l’autore entra scalzo, in punta di piedi, cosi all’angolo della galleria, giacciono il camice e le scarpe (quelle costruite dal Ferrari stesso), a rappresentare il percorso e l’umiltà di sapersi spogliare del proprio passato per vestire il futuro, fatto di nuovi colori.
Critica di Giosuè Deriu