‘ECHI DELL’INVISIBILE’
L'indagine della Corsi, caratterizzata da un simbolismo scarno ed essenziale, trova la propria centralità nell'immagine ancestrale dell'albero, riferimento religioso e filosofico comune a molti percorsi iniziatici di Conoscenza. In questo processo creativo di sintesi estrema, tale motivo iconografico si riduce progressivamente quasi ad un ideogramma che pare racchiudere in sé, come un hortus conclusus, tutto il senso di una profonda meditazione. Non vi sono foglie, né fioriture o frutti rigogliosi, solo fusti ben radicati e rami spogliati protesi verso il cielo, probabile metafora di un paesaggio interiore disincantato, rivolto all'essenzialità dell'esistenza.
GIANCARLO BONOMO
L'arte concede preziosi momenti di introspezione sia per chi la crea, immergendosi profondamente nella propria espressione creativa, sia per chi, con ammirazione e trasporto, fruisce di tali opere. In entrambi i casi, ci si ritrova in un profondo dialogo con la parte più autentica di noi stessi, cosicché si abbandona il peso del corpo, si oltrepassa il velo delle idee convenzionali e si accede all'essenza più pura del nostro essere. Qui, la realtà dell’idea si fa immagine, e restituisce tangibilmente la meraviglia di ciò che siamo. L’arte di Maria Stella Corsi, artista di straordinaria sensibilità, si palesa come un'esperienza che trascende il tempo e lo spazio. Mediante le creazioni, perché di creature parliamo, ella onora un genere di cerimonia della continua rinascita, elevando un inno alla perseveranza e alla vita. L’elemento imperante nell'arte della Corsi è l'albero, declinato a simbolo tra l’infinito e il passaggio naturale del tempo. L’artista ha scelto questo soggetto che ha riproposto in uno studio analitico, quasi ossessivo, durante tutta la sua carriera artistica, declinandolo nelle sue varie forme e nelle sue diverse stagioni. Ogni atto creativo, alla fine, nel suo concretizzarsi, raggiunge una corporeità propria, in questo caso direi graffiata e graffiante, dove si fa forma in ogni passaggio un’Anima nuova, e nel suo ripetersi fa nascere questo ciclo: ‘Echi antichi’, facente parte di una ricerca specifica e sperimentale elaborata nel 2016 e che soddisfa la personale vocazione verso l’arte, tante volte incompresa, ma da lei, mai tradita... /segue/
RAFFAELLA FERRARI