La vera civiltà dovrebbe partire dal distruggere l’idea di modello unico femminile.
Mi viene in mente l’idealizzazione della strega: Quello che non si riesce ad ammaestrare si brucia. Quello che è misterioso deve essere svelato e fermato. Perché incontrollato.
Oppure deificato. Ma la donna non ne ha necessità di comprimersi nell’immobilità di un feticcio. Invece una donna, in quanto essere, vive, si muove e muta nel suo modo per dare un senso ad una esistenza.
“Se diventerò megafono m’incepperò”, cantavano i CSI.
Quindi idealizzazione e il contrario: dell’icona femminile che diventa nulla. Aria. Imprendibile. Scolpito nel marmo che passa in stato gassoso.
A fianco all’irraggiungibile penso come la dimensione femminile viva un continuo contatto col sangue.
La visione più diretta dell’essere Vita, da esserne l’origine. Da risultarne Il colore e la forza. Corpo ed essenza.
Non c'è niente di più femminile che il sangue.
Quindi Non c'è niente di più materiale del destino di una Dea. esattamente come non c'è niente di più Terra del Pianeta Terra
Tutto e il contrario di tutto. In una coerenza Che racconta di una unicità. Per ogni donna.
Qualcuno scrisse: dentro me ti sto deificando. Ma quando ti sogno, la tua pelle esiste.