13 scatti di Gianluca Galletti
“Detesto l’odore degli ospedali, mi ricorda quando sono nato”
Giosuè Deriu
IL METODO SCIENTIFICO
Numerosi studi di neuroestetica e psicologia ambientale dimostrano che all’interno di strutture mediche la visione di immagini armoniose, colori equilibrati e forme evocative, stimola la produzione di endorfine e serotonina, riducendo ansia e stress di medici e pazienti.
DALL’ESPERIENZA
L’unica volta in cui sono stato ricoverato in ospedale ho capito come il luogo diventi in tempo zero la tua casa, un po’ come quando si alloggia in hotel. C’era un quadro nella mia stanza, molto grande, ogni tanto lo guardavo e pensavo: “Mamma mia quanto è brutto”
Nonostante ciò, continuavo ad osservarlo trovando ad ogni sguardo maggiore percezione degli aspetti orribili di quella crosta incorniciata.
Per quanto fosse brutto, quel quadro mi ha fatto molta compagnia.
PER LO SVILUPPO
Ospitare esposizioni di opere d’arte negli spazi comuni degli ospedali è una cosa fantastica, l’arte e la scienza che si rincontrano per gli stessi scopi, dove luna aiuta l’altra.
COME LA FOTOGRAFIA
Iniziare questo percorso con la fotografia, è una scelta ponderata.
La fotografia è un veicolante artistico versatile, perché il pensiero generale del subconscio parte dal presupposto per cui chiunque può fare una foto, inoltre rappresenta qualcosa di reale, quindi qualcosa di già conosciuto, familiare. Attraverso questo veloce processo lo spettatore viene catturato e si ritrova a comunicare con l’opera.
QUANDO IL GALLETTI
La selezione di 13 opere del fotografo Gianluca Galletti è un gesto di attenzione verso lo spettatore, l’opera, prevalentemente in bianco e nero, osserva chi l’ammira, creando un reale gioco di sguardi, dove lo sfondo, buio, rispecchia l’animo oscuro che avvolge nei mutamenti, uno
sfondo di assenza, dal quale i soggetti esprimono le loro emozioni senza appesantirle, come se nella nudità dell’esistenza, la propria pelle, fosse il vestito adatto per le guerre stellari. Mentre gli angoli elaborati delle figure danno risalto alle geometrie, lo sfondo schiarisce, dal
bianco giunge alle tonalità calde, prende colorito e dalle mani di una giovane ragazza, arriva la forza che invita ad avanzare, verso nuovi toni.
DAL MAESTRO
Carl Gustav Jung, mentre faceva l’assistente nell’ospedale Burgholzli di Zurigo, fece incorniciare una piccola collezione di acquerelli per la sua stanza: “Nella mia vita isolata e tutta dedita al lavoro, ho un incredibile bisogno di qualcosa di bello e di elevato; se per tutto il giorno ho avuto davanti agli occhi l’opera della distruzione di anime e corpi, mi sono dovuto immergere in ogni sorta di sentimenti penosi e ho cercato di penetrare processi di pensiero confusi, spesso orribilmente intricati, la sera ho necessità di qualcosa che si trovi a un livello superiore della natura”.
C.G.J.
Giosuè Deriu