Nella mente dell’artista
Tanto tempo fa, nel regno sotterraneo, dove la bugia, il dolore non hanno significato, viveva una principessa che sognava il mondo degli umani.
Il Labirinto del Fauno
Quando ho chiesto a D’Isa cosa l’avesse spinta a fare arte, lei inizialmente ha trattato il tema come fosse ciliegia marchiana, poi cedendo alla sincerità ha affermato: a un certo punto la realtà mi annoia.
D’Isa, Francese, gioca con la psiche, parla con i sogni e l’immaginazione, lascia che il subconscio trasmetta dati, lei li decifra con tecniche differenti, lavorando la tela in bilico tra arte e rituale, resa
e concetto, pensiero e ispirazione.
Nell’esposizione Italiana per la Space Gallery presenta due periodi artistici in 26 opere, il primo illustra il primo percorso dell’artista, nel quale il suo stile ha iniziato a forgiarsi, una tecnica immatura per sogni intangibili, una mano decisa per un’idea chiara.
Il secondo (una serie di opere di piccole dimensioni disposte sopra un’unica parete) rappresenta un nuovo progetto dove gioca con la sessualità, un tema sensibile trattato con armonia, infatti qui
la mano dell’artista è pratica, muove leggera esprimendo significati, senza mai perdere un velo di piacevole ironia.
Così come Descartes metteva il dubbio come principio della sua idea filosofica, così D’Isa mette la Noia, infatti in alcuni dei primi lavori ritroviamo lo spirito giovane dello studente, intento a modificare la copertina del suo quaderno con il semplice utilizzo della penna, trasformando e personalizzando, rinnovando attraverso il processo creativo, tutto, per affrontare il tempo di una lezione tediosa.
D’Isa non sfugge a nessuna classe, piuttosto, imparando la lezione della noia quotidiana, spesso scaturita dalla routine del sociale, rilassa l’esistenza creando nuovi mondi, specchi visionari sull’immaginazione.
Guida alla visita:
Un viso ovale dalla superficie graffiata e gli occhi curiosi, osserva l’albero dai colori falsati sopra il quale sei volatili raccontano una storia, animali guida, esseri fantastici, accompagnano figure umanoidi dentro sensazioni percepibili allo spettatore. Un blu pastello come le briciole di Hansel e Gretel passa da una tela all’altra sino a invadere lo spazio, resta scoperta mezza silhouette, appare nella parte inferiore come un vaso cupo dalla quale sommità emerge un viso, sempre ovale, forse lo stesso soggetto iniziale, forse guarda le mani, forse ci fa un segno, aiutarlo? Seguirlo?
Ritornano i volatili e con loro i toni diventano netti, il blu si afferma elettrico, la tecnica muta, giochi fotografici, poi il ritorno dei toni pastello abbinati ad inserti, collage ironici che lentamente portano ad una maturità tecnica e con essa arriva l’uomo e la sua emancipazione:
Antiche fotografie erotiche, rivisitate, disposte sopra un’unica parete, come una finestra sopra il nuovo progetto dell’artista, la rivisitazione delle foto nelle mani D’Isa allontana i soggetti anni luce
dalla pornografia trasformandoli in nuove emozioni, dove l’erotico, è trattato nella sua purezza e non da fastidio a nessuno.
L’esposizione finisce, la metamorfosi è avvenuta, camminiamo ancora per mano agli animali guida, ad esseri fantastici, ai quali ormai, in fondo, ci siamo affezionati.
Giosuè Deriù